Come accennato nell'introduzione dell'opera, quando si scrivono documenti a carattere tecnico in lingua italiana, è difficile essere comprensibili, coerenti e anche corretti secondo le regole della lingua. Inoltre non si può nemmeno contare sulla presenza di una qualche autorità in grado di dare risposte a dei quesiti sul modo giusto di definire o di esprimere qualcosa.
Nel capitolo
108 sono raccolti dei punti di riferimento, tuttavia resta aperto il problema della terminologia da adoperare. Attualmente, esiste la lista it@li.org
che si occupa di discutere i problemi legati alle traduzioni di documenti come HOWTO, pagine di manuale e messaggi dei programmi GNU. La traduzione è una cosa differente dallo scrivere qualcosa di nuovo in italiano, e comunque, la sensibilità e le scelte di ognuno possono essere diverse.
In questa appendice si raccolgono solo alcune annotazioni sulle forme espressive usate o che potrebbero essere usate in futuro in questa opera (nel tempo sono cambiate molte cose in questo documento, e dovrebbero cambiarne ancora molte altre). Tra le annotazioni ci sono dei commenti che a volte riassumono discussioni apparse nella lista già menzionata.
Di solito queste cose non si scrivono nei libri normali, forse perché non si vuole mostrare apertamente la propria incertezza. Sono sempre graditi i commenti riferiti al contenuto di questa appendice e a tutto il resto dell'opera. :-)
Nella versione PostScript, e in quella PDF di questo documento, alla fine di questa appendice, appare un indice analitico delle voci che sono state trattate qui. Ciò per facilitarne la ricerca, dal momento che questa appendice è ordinata solo secondo un certo ordine «logico», e non alfabetico. |
Nelle annotazioni delle sezioni seguenti, appaiono alcune sigle che hanno un significato molto semplice:
m. -- maschile;
f. -- femminile;
s. -- singolare;
inv. -- invariato al plurale;
agg. -- aggettivo.
In informatica si utilizzano delle unità di misura e dei moltiplicatori ben conosciuti, ma senza uno standard simbolico ben definito. Nel testo di questo documento si usano le convenzioni seguenti.
byte, Kbyte, Mbyte, Gbyte
l'unità byte viene indicata al minuscolo, di seguito al suo moltiplicatore eventuale. In particolare: «K» sta per 2^10 = 1024; «M» sta per 2^20 = 1048576; «G» sta per 2^30 = 1073741824. L'unità di misura, con il suo moltiplicatore, viene indicata dopo e staccata dalla quantità a cui si riferisce.
bps, Kbps, Mbps
l'unità bps (Bit Per Second) viene indicata al minuscolo, di seguito al suo moltiplicatore eventuale. Come nel caso dei byte, le lettere «K» e «M» stanno rispettivamente per 2^10 e 2^20.
Hz, kHz, MHz, GHz
l'unità Hz (Hertz) viene indicata nel modo che si vede, di seguito al suo moltiplicatore eventuale. In questo caso si utilizzano i moltiplicatori di fisica: «k» sta per 10^3 = 1000; «M» sta per 10^6 = 1000000; «G» sta per 10^9 = 1000000000. È importante ricordare che la lettera «k» deve essere minuscola.
Em
L'unità Em rappresenta la larghezza di una lettera «m» nell'ambito del sistema di composizione tipografica utilizzato. Viene indicata nel testo in questo modo, con l'iniziale maiuscola, per evitare confusione.
Sono considerati acquisiti in italiano i termini tecnici elencati nella tabella E.1. In quanto tali, sono indicati nel testo dell'opera, e nel sorgente stesso, senza enfatizzazioni tipografiche.
bit | s. m. inv. |
byte | s. m. inv. |
computer | s. m. inv. -- meglio «elaboratore» |
console | s. f. inv. |
directory | s. f. inv. |
sottodirectory | s. f. inv. |
file | s. m. inv. |
hardware | s. m. inv. |
input | s. m. inv. |
mixer | s. m. inv. |
modem | s. m. inv. |
monitor | s. m. inv. |
mouse | s. m. inv. |
output | s. m. inv. |
routine | s. f. inv. |
subroutine | s. f. inv. |
software | s. m. inv. |
timer | s. m. inv. |
zoom | s. m. inv. |
Inoltre, i termini che ormai sembrano far parte del linguaggio tecnico italiano in modo irrimediabile, sono annotati nella tabella E.2. Anche questi appaiono nel testo dell'opera senza enfatizzazioni tipografiche, ma nel sorgente sono delimitati in modo da poter essere riconoscibili.
anycast | agg. |
applet | s. m. inv. |
array | s. m. inv. |
bridge | s. m. inv. |
gateway | s. m. inv. |
router | s. m. inv. |
broadcast | agg. |
bus | s. m. inv. |
cast | s. m. inv. |
client/server | s. m. inv. |
crontab | s. m. inv. -- file di Cron |
dot-clock | s. m. inv. |
driver | s. m. inv. -- meglio «gestore» |
escape | s. m. inv. / agg. |
feed | s. m. inv. -- Usenet |
filesystem | s. m. inv. |
firewall | s. m. inv. |
firmware | s. m. inv. |
fuzzy | agg. -- logica |
hash | s. m. inv. -- array associativi di Perl |
inode | s. m. inv. |
job | s. m. inv. |
join | s. m. inv. -- basi di dati |
joystick | s. m. inv. |
kernel | s. m. inv. |
link | s. m. inv. -- compilazione |
linker | s. m. inv. -- compilazione |
link-local | agg. |
magic number | s. m. inv. |
memoria cache | s. f. inv. |
multicast | agg. |
node-local | agg. |
news | s. f. inv. |
nice | agg. -- valore nice |
organization-local | agg. |
password | s. f. inv. |
ping | s. m. inv. -- «fare il ping» |
pipe | s. f. inv. |
pipeline | s. f. inv. |
pixel | s. m. inv. |
proxy | s. m. inv. |
record | s. m. inv. |
relay | s. m. inv. |
script | s. m. inv. |
shadow | s. f. inv. -- password shadow |
shell | s. f. inv. |
subshell | s. f. inv. |
site-local | agg. |
socket | s. m. inv. |
standard input | s. m. inv. |
standard output | s. m. inv. |
standard error | s. m. inv. |
task | s. m. inv. -- se possibile, meglio parafrasare |
unicast | agg. |
utility | s. f. inv. -- meglio «programma di utilità», o «utilità» |
Le regole per la definizione del genere maschile o femminile per un termine tecnico proveniente dalla lingua inglese, che viene usato così com'è in italiano, sono molto vaghe. Inoltre, i termini inglesi che vengono incorporati nell'italiano vanno usati generalmente al singolare, anche quando esprimono quantità multiple.
Il termine array rappresenta una struttura di dati particolare, mentre i termini «vettore» e «matrice» sono specifici della matematica.
Queste parole servono a definire in modo preciso e standard il ruolo di uno di quei nodi di rete che permettono un attraversamento tra una sottorete e un'altra.
Il termine directory è stato tradotto in passato in vari modi poco soddisfacenti. Il concetto più elegante che si possa abbinare alla directory è quello di «cartella», che però è conveniente solo in presenza di un sistema operativo prevalentemente grafico. Nel caso di GNU/Linux, al momento, ciò è inopportuno.
È difficile trovare una traduzione accettabile per esprimere il feed degli articoli di Usenet. Eventualmente si potrebbe parlare di «propagazione» degli articoli, quando il contesto lo consente, dal momento che non è proprio la stessa cosa.
Si tratta di un termine costruito appositamente, e questo vale anche per la lingua inglese da cui ha origine. In particolare è difficile stabilire con certezza il significato della lettera «i» iniziale, probabilmente sta per index, e comunque la diffusione del termine inode è tale per cui non avrebbe senso scomporlo e trasformarlo altrimenti. Per questo non è utile tentare di tradurlo, tanto più che si tratta di un nome costruito ad arte per rappresentare la caratteristica fondamentale dei filesystem Unix.
Il magic number, come descritto da magic(4), è una realtà presente da molto tempo. Il concetto si avvicina a quello dell'impronta virale utilizzata dai programmi anti-virus, e in altri termini potrebbe essere descritto come una stringa di riconoscimento. Tuttavia, qualunque traduzione ne cancellerebbe la storia.
Memoria cache si usa generalmente così in italiano, e non si può tradurre come «memoria tampone» che invece si riferisce al concetto di buffer. È da notare che cache viene dal francese. La traduzione «memoria di transito» può servire eventualmente come spiegazione, dal momento che rende abbastanza il concetto.
Questo termine è intraducibile e si riferisce al servizio offerto dalla rete Usenet: quello di distribuire le news. In questo senso, piuttosto che parlare di «servizio Usenet», è meglio riferirsi a un «servizio di gestione delle news».
Di per sé si tratta di «condotti» e «condutture»... tuttavia, forse è meglio non tradurli.
Il ping è inteso come l'azione di inviare una richiesta di eco a un nodo di rete, utilizzando il protocollo ICMP. In pratica, si fa il ping attraverso il comando ping
. Dal momento che si tratta di un abbinamento con il ping-pong, sarebbe inopportuna la traduzione, a meno di volere essere più chiari, nel qual caso si può parlare di «richiesta di eco».
Il proxy sarebbe il «procuratore» o il «procacciatore» di qualcosa. In italiano è improponibile l'uso di questo genere di traduzioni per indicare il concetto riferito ai servizi di un demone in un sistema operativo.
Questo termine viene usato spesso nel documento per indicare delle «righe» di file strutturate in campi, che contengono un'informazione completa su qualcosa.
Lo script, inteso come un programma scritto in un file di testo che viene eseguito per opera di un interprete, è un termine che non ha un equivalente in italiano nell'uso corrente. Inoltre, c'è da considerare che non ci sono difficoltà particolari nell'inserimento in una frase in italiano; anche la pronuncia non è difficile.
standard input, standard output, standard error
Si tratta di termini praticamente già tradotti, dove eventualmente si dovrebbero solo invertire le parole (input standard, output standard, ecc.). Il problema sta nella traduzione di standard error, che in questo modo diventerebbe «errore standard». Una forma del genere potrebbe far pensare all'«errore che fanno tutti», perché è «standard». Forse si potrebbe risolvere aggiungendo un trattino, ma poi occorrerebbe farlo anche per gli altri. Per il momento, questi termini sono lasciati così come sono in questo documento, senza tentare alcuna traduzione.
Probabilmente, l'uso del termine task è inevitabile, a meno di grosse arbitrarietà linguistiche. Tra le altre cose, task ha il vantaggio di essere breve e facile da pronunciare all'interno di un testo italiano.
Nelle sezioni seguenti sono annotati alcuni termini tecnici in lingua inglese e le loro traduzioni o traslazioni possibili in italiano, assieme a qualche commento. Le sezioni servono a distinguere i contesti.
L'asterisco che appare a fianco di alcune definizioni, serve a indicare quelle più deboli, o che comunque sono evidenziate nel sorgente (e non nella composizione finale).
Le definizioni legate al conteggio del tempo rappresentano un concetto molto importante, specialmente per gli astronomi. In questo settore si sono sviluppati una serie di acronimi in lingua inglese, che a volte vengono anche tradotti in italiano. In generale, non è opportuno utilizzare acronimi tradotti, che comunque esistono.
UT, universal time ---> tempo universale
È il tempo misurato con metodi astronomici, corrispondente al tempo solare medio del meridiano zero (quello passante per l'osservatorio astronomico di Greenwich)
UTC, universal time coordinated ---> tempo universale coordinato
CET ---> tempo medio dell'europa centrale
CEST
È l'ora estiva in anticipo di un'ora sul tempo CET.
MET ---> CET
MET è la vecchia sigla che è stata sostituita da CET.
time zone ---> fuso orario
zone ---> fuso
daylight saving time ---> ora estiva
È di uso comune chiamare «ora legale» l'orario anticipato di un'ora rispetto al tempo solare che si adotta da primavera all'autunno; tuttavia, sarebbe più corretto chiamarlo «ora estiva», e chiamare corrispondentemente «ora invernale» oppure «ora solare» l'ora nel resto dell'anno, perché entrambe queste ore sono adottate per legge con tutti gli effetti civili, legali, ecc., quindi sono entrambe ore «legali». Perciò l'aggettivo «legale» non le differenzia.
Vedere anche: Il Tempo di Internet di Fabrizio Pollastri http://www.cstv.to.cnr.it/toi/it/toi.html, e il glossario relativo http://www.cstv.to.cnr.it/toi/it/glossary.html.
riga di comando
La riga di comando è quella riga che segue l'invito di una shell. La figura E.1 raccoglie le definizioni riferite alle varie parti di questa riga.
argomenti <----------------------------> tizio@dinkel:~$ find /usr -type f -name core -print > /tmp/elenco \_____________/ | | | | | | | | | | | | file invito * | | | | | | | | | simbolo di ridirezione | | | | | | | argomento dell'opzione | | | | | opzione | | | argomento | comando |
prompt ---> invito *
In passato è stata usata la definizione «segnale di pronto», e anche «invito»; quest'ultima ha il pregio di essere una buona traduzione del significato che ha prompt, anche se ha il difetto di non essere utilizzata in generale.
utility ---> programma di utilità, programmi di utilità ---> utilità
pipe, pipeline
Vedere E.3.1.
foreground (process) ---> (processo) in primo piano *
Dal momento che l'uso in questa forma non è molto diffusa, anche se è abbastanza intuitiva, è opportuno indicare tra parentesi il termine originale in inglese almeno la prima volta.
background (process) ---> (processo) sullo sfondo *
Purtroppo, questa forma non è comprensibile immediatamente, per cui si rende necessario riproporre tra parentesi il termine originale in inglese almeno la prima volta, e quando il contesto lo richiede per chiarezza.
task
Vedere E.3.1.
multitasking ---> multiprogrammazione * ---> in multiprogrammazione *
Si tratta di un termine italiano di tipo accademico; probabilmente potrebbero andare bene forme del tipo «sistema che opera in multiprogrammazione» o semplicemente «sistema in multiprogrammazione», per tradurre il concetto di «sistema multitasking».
runlevel ---> livello, livello di esecuzione *
exit status ---> valore di uscita *
boot ---> avvio, caricamento (del sistema operativo)
Init ---> procedura di inizializzazione del sistema *
La definizione riguarda il sistema che controlla sia l'avvio che l'arresto del sistema.
procedura di avvio del sistema *
Questa forma viene usata per distinguere all'interno della procedura di inizializzazione del sistema la sequenza delle operazioni nel momento dell'avvio del sistema operativo.
procedura di arresto del sistema *
Questa forma viene usata per distinguere all'interno della procedura di inizializzazione del sistema la sequenza delle operazioni nel momento dell'arresto del sistema operativo.
shutdown ---> arresto del sistema
spool ---> coda
La traduzione non è perfetta, ma rappresenta il concetto.
print job ---> processo di stampa *
log ---> registro ---> registrazione degli eventi *
to log ---> registrare
system log ---> registro del sistema
log file ---> file delle registrazioni, file di registrazioni, file per le registrazioni *
log archive ---> archivio delle registrazioni *
memoria cache
Vedere E.3.1.
buffer ---> memoria tampone *
La traduzione di buffer con «tampone» è interdisciplinare. Il termine buffer, tradotto con «tampone», si usa persino in chimica e biologia, e il concetto sottostante è simile. Tuttavia, è meglio se quando si scrive si pensa che chi legge non sia necessariamente al corrente di questa ambivalenza, per cui conviene ricordare tra parentesi il termine inglese.
swap ---> scambio *
Il contesto deve servire a comprendere il significato della parola «scambio». Per esempio: scambio della memoria, area di scambio (della memoria), partizione di scambio (della memoria) file di scambio (della memoria),...
nvram ---> memoria non volatile
computer ---> elaboratore, sistema di elaborazione - -> sistema
slot ---> alloggiamento
Il termine slot può avere diverse traduzioni a seconda del contesto, pur restando nell'ambito dell'hardware. Per esempio, potrebbe essere espresso come «connettore» e anche «zoccolo», se si intende fare riferimento proprio al sistema di contatti e non anche allo spazio e alle guide delle schede che vi vengono inserite.
controller ---> unità di controllo, scheda di controllo *
La distinzione tra «scheda» e «unità», viene fatta per poter esprimere sia il caso in cui si tratti proprio di una scheda distinta che quello in cui il circuito relativo è inserito nella stessa scheda madre.
terminale a caratteri, terminali a caratteri
adapter, driver (inteso come unità hardware) ---> adattatore
Questo è il caso di un'interfaccia hardware di qualche tipo, specialmente quando si tratta di una scheda. Si potrebbe parlare di «adattatore SCSI», «adattatore grafico»,...
In generale, si può distinguere tra dispositivo fisico e un dispositivo logico, per indicare rispettivamente l'hardware di un componente e il file di dispositivo relativo, che rappresenta la visione virtuale offerta dal kernel.
device ---> dispositivo
Distinguendo eventualmente in «fisico» o «logico», come accennato.
device file ---> file di dispositivo
device driver ---> gestore di dispositivo
device number ---> numero di dispositivo
driver ---> gestione di..., gestore *
In generale, se possibile è meglio parafrasare in modo da essere chiari sul significato della «gestione» a cui si fa riferimento. Si deve tenere presente che in alcune circostanze potrebbe non essere conveniente la traduzione.
to drive ---> gestire
tab ---> carattere di tabulazione
newline ---> codice di interruzione di riga *
Questa forma così prolissa serve a indicare il codice necessario a terminare una riga di un file di testo normale, in base alle esigenze del sistema operativo o comunque secondo il contesto. Ciò senza usare il termine newline, che a volte alcuni autori di lingua inglese utilizzano per identificare precisamente il codice <LF>, indipendentemente da qualunque circostanza.
escape
Non conviene tentare di tradurre il termine escape, soprattutto per la sua ambiguità, che lo fa utilizzare in tante situazioni. Vale la pena di annotare alcune forme tipiche in cui può essere utilizzato in italiano.
codice di escape
Quando si tratta di una sequenza di escape che rappresenta qualcosa che esprime un codice speciale, come quello che non ha una corrispondenza simbolica (non è stampabile).
sequenza di escape
Rappresenta qualcosa che si esprime con un carattere di «escape» iniziale, seguito da qualcosa d'altro. In generale, viene usata questa espressione in tutti i casi esclusi quelli in cui la sequenza di escape serve a rappresentare un codice particolare.
La tabella E.3 raccoglie i nomi che sembrano più appropriati per i tasti delle tastiere comuni.
Originale inglese | Definizioni possibili in italiano |
Esc, Escape | Esc |
Return | Invio |
Ctrl, Control | Ctrl, Controllo |
Meta | Meta |
Alt | Alt |
Alt Gr | AltGr, Alt Gr |
Shift | Maiuscole |
Shift-lock | Fissa-maiuscole |
Compose | Comp, Composizione |
PgUp | Pagina su |
PgDn | Pagina giù |
Home | Inizio |
End | Fine |
Ins, Insert | Ins, Inserimento |
Del, Delete | Canc, Cancellazione |
Num Lock | BlocNum |
Scroll Lock | BlocScorr |
Print Screen | Stampa |
F1, F2,... | F1, F2,... tasti funzione, tasti funzionali |
Tab | Tab, Tabulazione -- per la dattilografia è «tabulatore» |
Space | Barra spaziatrice, barra spazio, spazio |
key binding ---> associazione dei tasti *
Il significato attribuito a tasti particolari, o a combinazioni di questi.
patch (file) ---> file di differenze *
Trattando di patch si può parlare anche di «modifiche», «variazioni», «aggiornamenti» e simili, in base al contesto. Tuttavia, viene usata prevalentemente la definizione «file di differenze» come sostituto di «file di patch».
Quando si «applicano», si fa riferimento prevalentemente a «modifiche», senza richiamare nuovamente il termine «differenze».
regular expression ---> espressione regolare *
archive (file) ---> archivio ---> archivio compresso
Si fa riferimento a un file utilizzato per archiviare file e directory, come quello generato da tar
. Un «archivio» è un file del genere realizzato in qualunque forma, anche compresso, mentre un «archivio compresso» è precisamente un file che ha subito una forma di riduzione (senza perdita).
Sono archivi anche i file dei pacchetti di applicazioni delle varie distribuzioni GNU/Linux: archivi Slackware, archivi RPM, archivi Debian...
archiviazione
L'azione con cui si crea un archivio (compresso o meno che sia).
estrazione (del contenuto)
L'azione con cui si estraggono i dati contenuti in un archivio (file, directory e altri oggetti, assieme ai loro attributi).
package ---> pacchetto (applicativo)
In questo contesto, il «pacchetto» è ciò che è contenuto in un archivio di una distribuzione GNU/Linux. Per esempio, si può parlare di archivio bash_2.01.1-4.1.deb
e di pacchetto bash
(oppure Bash, se si vuole essere un po' meno precisi).
magic number
Vedere E.3.1.
record
Vedere E.3.1.
standard input, standard output, standard error
Vedere E.3.1.
database ---> base di dati, basi di dati
In italiano si utilizza solo quando si tratta veramente di database, ovvero di relazioni. In italiano è frequente anche l'uso della forma «base dati», togliendo il «di».
database ---> elenco, registro
Quando il termine database viene usato in modo improprio, potrebbe essere corretto l'uso di altri termini in funzione del contesto.
data type ---> tipo di dati, tipi di dati
checksum - -> codice di controllo *
Il checksum indica letteralmente una «somma di controllo», solo che nel tempo si è esteso il suo significato includendo anche altre forme di controllo basate su operazioni di tipo diverso. A seconda delle circostanze si possono distinguere traduzioni differenti, che servono a precisare il tipo di controllo che viene attuato attraverso il checksum.
codice di controllo *
Queste è probabilmente la traduzione migliore che potrebbe adattarsi alla maggior parte delle circostanze, dal momento che non viene specificato il modo in cui si ottiene il valore di controllo, non si stabilisce nemmeno la sua forma (numerica, alfabetica, ecc.), e inoltre non si stabilisce la sua dimensione.
carattere di controllo, cifra di controllo *
In tal caso il valore utilizzato per il controllo è rappresentato da un solo carattere, oppure precisamente da una cifra numerica.
somma di controllo *
Questa è la traduzione letterale del significato di checksum, però il suo uso dovrebbe essere riservato al caso in cui la funzione che genera il codice di controllo è basato su un procedimento di somme.
campo di controllo *
Quando l'informazione che funge da controllo è contenuta in un «campo».
controllo
Quando il contesto si riferisce all'azione di verificare qualcosa in base a un codice di controllo, ci si può limitare a usare il termine «controllo».
MD5 digest, MD5 message digest - -> firma MD5
In un certo senso, un MD5 digest è un riassunto matematico di un messaggio, e questo fatto dovrebbe giustificare il motivo dell'utilizzo del termine digest. Oltre a questo, la stessa sigla «MD» sta per Message Digest.
upload/download ---> carico/scarico
I termini inglesi upload e download dovrebbero derivare dalle operazioni di carico e scarico delle merci dai mezzi di trasporto.
I nomi attribuiti ai tipi di dati di ogni specifico linguaggio di programmazione, non possono essere tradotti, perché si tratta di parole chiave. Tuttavia, in un ambito discorsivo, ha senso utilizzare delle definizioni comprensibili. La tabella E.4 mostra un elenco di quelle più comuni.
char | carattere |
int | intero |
float | a virgola mobile (singola precisione) |
double | a virgola mobile e doppia precisione |
I nomi delle strutture di controllo del flusso e delle altre istruzioni che condizionano il flusso delle istruzioni, può essere tradotto in alcuni casi, riferendosi al comportamento delle istruzioni a cui si fa riferimento. La tabella E.5 riassume queste possibilità.
go to | salto incondizionato |
if | condizione, struttura condizionale |
switch, case | selezione |
while | iterazione, ciclo iterativo |
until | iterazione, ciclo iterativo |
for | iterazione enumerativa, ciclo enumerativo |
break | salto, interruzione |
La figura E.2 raccoglie le definizioni riferite alla definizione delle funzioni nei linguaggi di programmazione; la figura E.3 fa riferimento alle definizioni utili nella chiamata di una funzione.
C int potenza( int x, int y ) (a) (b) (c) (c) Pascal function potenza( x : integer; y : integer ) : integer; (b) (c) (c) (a) Scheme (define (potenza x y) ... ) (b) (c) (a) tipo restituito (b) nome della funzione (c) parametri formali |
C z = moltiplica( x, y ); (a) (b) (c) Pascal z := moltiplica( x, y ); (a) (b) (c) Scheme (set! z (moltiplica x y)) (b) (c) (a) assegnamento (b) funzione (c) parametri |
assegnamento
Per indicare il fatto che si assegna un valore a una variabile, si pone l'alternativa di usare «assegnazione» o «assegnamento». Si è scelta questa seconda alternativa.
parametro formale, parametro
Nella dichiarazione di una funzione (o di una procedura), l'indicazione delle variabili di scambio, assieme alle informazioni sulle loro caratteristiche, viene indicata come la definizione dei parametri formali.
Quando si chiama una funzione, gli «argomenti» della chiamata, sono i parametri della funzione.
array
Vedere E.3.1.
script
Vedere E.3.1.
stream ---> flusso *
In questo caso, si fa riferimento allo stream che rappresenta un file aperto in C. Si distingue tra file aperto e file vero e proprio per il fatto che uno stesso file può essere stato aperto più volte all'interno di un programma.
filehandle ---> flusso di file * - -> flusso *
In questo caso, si fa riferimento a ciò che rappresenta un file aperto in Perl. Valgono le stesse considerazioni fatte per il caso dello stream, in C.
makefile ---> file-make *
Questa definizione ha il vantaggio di essere comprensibile anche per chi utilizza abitualmente la definizione originale: makefile.
directory
Vedere E.3.1.
inode
Vedere E.3.1.
link ---> collegamento *
symbolic link ---> collegamento simbolico *
hard link ---> collegamento fisico *
mount/unmount ---> ?
mount ---> montaggio * - -> innesto * - -> collegamento *
unmount ---> smontaggio * - -> distacco *
mount point ---> punto di innesto *
directory di innesto *
to mount ---> montare
to unmount ---> smontare
home directory
La traduzione di questa definizione non è possibile in un unico modo, dal momento che si possono presentare situazioni differenti:
---> directory personale *
quando si tratta di un utente umano, oppure quando si dà una personalità virtuale all'utente fittizio;
---> directory iniziale *
quando si tratta di un utente fittizio riferito a un servizio, specialmente se questa directory è effettivamente l'«inizio» della gerarchia dell'applicativo (è evidente che questa definizione può essere usata solo se il contesto è compatibile).
root ---> ?
root directory ---> directory radice *
root filesystem ---> filesystem principale
root partition ---> partizione principale *
path, pathname ---> percorso
I termini path e pathname, quando riguardano il percorso di un file o di una directory, hanno una differenza sottile che non sempre viene tenuta in considerazione nel modo corretto: il pathname dovrebbe essere un percorso che contiene l'informazione dell'oggetto finale (il file o la directory finale che si vuole indicare); il path dovrebbe essere il percorso della directory che contiene un oggetto a cui si fa riferimento.
A seconda dell'opportunità o meno, si può usare anche la forma «nome di percorso».
ramdisk, RAM disk ---> disco RAM *
backup ---> ?
La parola backup è il classico esempio di termine conciso e ambiguo della lingua inglese. Per tradurlo occorre utilizzare definizioni differenti a seconda del contesto. Segue un elenco di definizioni che potrebbero essere utilizzate a seconda del contesto particolare, e a seconda del gusto del momento.
copia di sicurezza, salvataggio
In questo caso si intende il backup come la copia che si fa per premunirsi contro le perdite di dati accidentali.
copia di sicurezza di versioni precedenti
Alcuni programmi che copiano o spostano dei file, se incontrano altri file con lo stesso nome nella destinazione, cambiano il nome di questi ultimi, aggiungendo un'estensione simbolica (di solito una tilde, o il simbolo #
). Queste sono delle copie di backup, nel senso che sono le copie di sicurezza delle versioni precedenti di quei file.
copia di riserva
La copia di riserva è una copia che si affianca all'«oggetto» che si utilizza (il file, il dischetto, ecc.), nel caso questo risulti danneggiato.
Linux native (partition) ---> (partizione) Linux-nativa *
user ---> utente, utilizzatore
Vale la pena di distinguere tra l'utente inteso come entità che accede al sistema, rispetto all'utilizzatore (umano) di qualcosa.
utente comune
L'utente comune dovrebbe essere inteso come l'utente di un sistema Unix che non ha privilegi particolari, ovvero un utente che non è l'amministratore (né root
, né un altro amministratore di qualche parte particolare del sistema).
utilizzatore normale
L'utilizzatore normale dovrebbe essere quella persona che utilizza un accesso o un servizio senza grandi pretese e senza competenze speciali.
utente normale
In alcuni casi, la definizione «utente comune» non va bene, per esempio quando si parla degli utenti normali del servizio WU-FTP.
user name ---> nominativo-utente
Si tratta del nome che un utente utilizza per identificarsi e accedere al sistema. Al nominativo-utente si abbina una password.
account ---> ?
Il termine account non è traducibile in un modo solo per tutti i contesti in cui si può usare in inglese. Segue un elenco di definizioni che potrebbero essere utilizzate a seconda del contesto particolare, e a seconda del gusto del momento.
utente -- quando si fa riferimento a un «utente logico» del sistema;
utente registrato (nel sistema);
utenza -- quando si vede l'aspetto contabile della faccenda, ovvero quando l'account è più vicino all'idea di un contratto per ottenere l'accesso;
accesso;
recapito -- nella posta elettronica;
profilo (personale) -- quando si fa riferimento a un file di configurazione collocato nella directory personale;
privilegi (di un certo utente) -- quando l'utente serve a fare o a evitare che sia fatto qualcosa di particolare;
identità (di un utente).
man page ---> pagina di manuale *
Lo Unix AT&T aveva un manuale cartaceo, diviso in sezioni, e ogni comando costituiva una sottosezione. La composizione del manuale avveniva attraverso Troff, ed era disponibile in linea tramite il comando man
, abbreviazione di manual.
Tuttavia, nonostante la giustificazione storica mostrata, si tenga presente che questa definizione non ha il consenso generale degli utenti dei sistemi che in qualche modo derivano da Unix (incluso GNU/Linux), restando così una scelta discutibile.
on-line help ---> guida interna
Si può considerare anche la possibilità di usare la forma «guida in linea».
help ---> guida, guida interna
desktop ---> superficie grafica *
Quando il contesto è questo.
desktop (Gnome, KDE,...) ---> sistema grafico integrato *
root window ---> finestra principale *
Utilizzando questa traduzione, occorre fare attenzione a non usare la stessa definizione per fare riferimento alla finestra più importante di un programma che può presentare diversi componenti su più finestre.
screen saver ---> salva-schermo
window manager ---> gestore di finestre *
stazione grafica *
X utilizza una definizione un po' contradditoria dei componenti di ciò che qui viene chiamato stazione grafica. Con questa definizione si fa riferimento al servizio offerto da un server X, e in tal modo se ci sono più server X in funzione, ci sono altrettante stazioni grafiche virtuali, esattamente come accade per le console virtuali. In generale, X fa riferimento al display per indicare la stazione grafica, solo che poi, quando si tratta di indicare anche lo schermo, si utilizza l'opzione o la variabile di ambiente DISPLAY
, mentre in questo caso sarebbe opportuno parlare di «schermo» (screen) in modo preciso.
pulsante grafico
Quando si tratta di un tasto virtuale che appare sullo schermo.
bridge
Vedere E.3.1.
router
Vedere E.3.1.
gateway
Vedere E.3.1.
proxy
Vedere E.3.1.
route ---> instradamento
to route ---> instradare
regola di instradamento *
Una voce nella tabella degli instradamenti.
UNIX domain socket ---> socket di dominio UNIX - -> socket di tipo UNIX *
Meglio la prima delle due possibilità
to forward ---> inoltrare
In generale è questa la traduzione corretta, a parte una situazione particolare: nella posta tradizionale, quando una corrispondenza deve essere inviata a un indirizzo diverso da quello stabilito originariamente, questa «viene proseguita». Infatti, il problema si pone nel momento della consegna della corrispondenza: il postino viene a sapere che il destinatario ha cambiato indirizzo, oppure la stessa persona che l'ha ricevuta la reimbuca dopo aver modificato l'indirizzo di destinazione. Di conseguenza, sarebbe giusto dire che «si prosegue» un messaggio di posta elettronica quando questo, una volta giunto alla sua destinazione prevista, viene rinviato a un'altra destinazione.
link (HTML) ---> riferimento (ipertestuale)
link (IPv6) ---> collegamento di rete *
computer host ---> elaboratore host, host - -> nodo di rete, nodo - -> stazione
In questo caso si tratta di un elaboratore connesso in rete che in qualche modo ospita qualche servizio. Dal momento che a volte è difficile essere precisi, si potrebbe estendere l'uso del termine host anche a un client. La possibilità di definire la cosa come «nodo di rete» o solo nodo potrebbe rendere l'idea in modo tanto vaga quanto il significato che si dà normalmente al termine host. *1* *2*
In italiano si utilizza anche il termine «stazione», seguito da un aggettivo che ne specifica il comportamento. Per esempio, nel capitolo dedicato alla realizzazione di host senza disco, si parla di stazioni senza disco.
nodo di rete, nodo *
Quando si fa riferimento a un indirizzo nella rete, senza specificare il ruolo che ha ciò che vi corrisponde.
diskless ---> senza disco
Si fa riferimento a nodi di rete composti da elaboratori senza un disco locale da cui possa essere montato il filesystem principale (la directory radice). Questi utilizzano il protocollo NFS per il montaggio di tutto il loro filesystem.
netmask ---> maschera di rete (IPv4) *
Non vengono segnalate le abbreviazioni contenenti solo la parola «maschera».
name server - -> servizio di risoluzione dei nomi *
La traduzione fatta in questo modo cambia un po' il contesto: name server è un nodo che offre un servizio e non il servizio in sé. Quando si vuole fare riferimento proprio al nodo, si può parlare di server DNS.
root domain ---> dominio principale *
Il dominio di «primo livello» è quello che segue immediatamente quello principale: com
, edu
,...
packet driver ---> driver di pacchetto
Si tratta del programma Dos utilizzato per comandare l'interfaccia di rete in modo da offrire ad altri programmi l'accesso alla stessa, attraverso un IRQ software.
format prefix (IPv6) ---> prefisso di formato *
Rappresenta l'idea di maschera di rete del sistema IPv6.
interface identifier (IPv6) ---> identificatore di interfaccia
group identifier (IPv6) ---> identificatore di gruppo
mirror ---> sito speculare, riproduzione speculare *
mailing-list ---> lista di posta elettronica *, lista
specie (alfabetica)
Si tratta di una classificazione dei caratteri in base al tipo di linguaggio per cui sono fatti: latino, cirillico, greco,...
family - -> famiglia di caratteri - -> stile
Lo stile è una forma di classificazione estetica di un carattere, ed è contrassegnato da un nome, come per esempio il Times. Il termine «stile» va bene fino a quando si resta all'interno di una stessa specie. Alle volte ci sono delle font family che si riferiscono a specie differenti, come il tipo Symbol, o Dingbats. La definizione «famiglia di caratteri» potrebbe andare bene nel caso si voglia mantenere la stessa ambiguità. Questa definizione, famiglia di caratteri, viene anche usata effettivamente, però bisogna ricordare che nel linguaggio tipografico tradizionale italiano, la «famiglia» si riferisce precisamente a un gruppo stilistico con piccole varianti rispetto allo stile a cui appartiene. Bisogna fare attenzione.
serie, variante seriale
La serie è la diversificazione formale di uno stesso stile alfabetico. All'interno di uno stile, una serie può essere una variante di forma: il tondo, il corsivo, il neretto,...
forma
La forma del carattere: il tondo contrapposto al corsivo, il chiaro contrapposto al neretto, e altre varianti (inclinato, chiarissimo, nero, nerissimo, ecc.).
pendenza
Un aspetto della forma del carattere: tondo contrapposto a inclinato.
tono
Un aspetto della forma del carattere: dal chiarissimo al nerissimo.
width ---> larghezza
Un aspetto della forma del carattere: dallo strettissimo al larghissimo.
body size ---> corpo
L'altezza del carattere.
interlinea
Tecnicamente è la distanza tra le righe che si aggiunge alla distanza minima in funzione del corpo del carattere utilizzato. Tuttavia, con questo termine si fa spesso riferimento alla distanza tra le basi di una riga e della successiva (dattilografia).
foudry ---> fonderia
serif ---> grazie, terminali
In italiano, il termine si usa generalmente al plurale.
sans serif ---> lineare
Si tratta di uno stile senza grazie.
collezione alfabetica
La distinzione tra maiuscole e minuscole.
font ---> tipo di carattere ---> fonte tipografica, fonte di caratteri ---> fonte ---> tipoplesso
Il termine font non corrisponde esattamente a qualcosa di ben definito nella tradizione della terminologia tipografica italiana, di conseguenza, la traduzione con il termine «fonte» e i suoi vari abbinamenti è solo una forma di derivazione dall'inglese, altrettanto ambigua. Il termine tipoplesso, sembrerebbe essere il più appropriato dato il suo significato effettivo (plesso tipografico), solo che si tratta di qualcosa che risulterebbe incomprensibile ai più.
La scelta di usare la definizione «tipo di carattere» può essere motivata da un contesto non molto impegnato dal punto di vista dei problemi che riguardano la composizione tipografica. In generale, la sua semplicità rende più comprensibile il testo al lettore che non abbia già delle nozioni di tipografia.
polizza
L'assortimento completo di caratteri di un corpo determinato. Le polizze compongono il tipoplesso.
scala di corpi
L'insieme dei corpi in cui può essere reso un certo tipo di carattere.
traslitterazione
Traduzione da un alfabeto a un'altro, lettera per lettera. Nella traslazione di un testo composto in cirillico traslitterato in carattere latino, l'alfabeto latino è il traslitterante e l'alfabeto cirillico è il traslitterato.
character set ---> insieme di caratteri *
Da una discussione era emerso che dovendo scegliere tra «gruppo di caratteri» e «insieme di caratteri» è meglio la seconda forma per vari motivi fondati sulla teoria degli insiemi.
Vedere anche: Scienza, tecnologia e arte della stampa e della comunicazione, http://ape.apenet.it/Grafica/; in particolare http://ape.apenet.it/Grafica/Grafica01/1123.html, http://ape.apenet.it/Grafica/Grafica01/1403.html.
feed
Vedere E.3.1.
news
Vedere E.3.1.
newsgroup ---> gruppo di discussione (di Usenet) - -> gruppo
La definizione «gruppo di discussione» è quella più diffusa, anche se per alcuni potrebbe risultare imprecisa: non sempre si tratta di aree di discussione, potrebbero essere semplicemente dei gruppi per la diffusione di notizie di qualche tipo, senza che si formi una discussione vera e propria.
news server, discussion host ---> server di news
Si tratta di un nodo di rete che offre l'accesso ad alcuni gruppi per mezzo del protocollo NNTP.
to post ---> spedire (un articolo).
sito Usenet
Si tratta di un sito che offre un servizio di accesso alla rete Usenet.
articolo
L'articolo è ciò che viene diffuso attraverso Usenet, nei gruppi di discussione verso cui è stato spedito. Non si deve confondere con news, che invece rappresenta il servizio in generale.
collating sequence ---> sequenza di collazione *
L'insieme ordinato dei simboli (collating element) utilizzati in una localizzazione particolare.
collating element ---> elemento di collazione *
Un elemento (un simbolo) di una sequenza di collazione.
collating symbol ---> simbolo di collazione *
È il simbolo utilizzato per rappresentare un elemento di collazione nella localizzazione. Di solito si tratta di forme del tipo <a>
, <b>
, <c>
, ecc., come si vede nei file /usr/share/i18n/locales/*
.
equivalence class ---> classe di equivalenza
Una classe di equivalenza identifica un gruppo di elementi di collazione (in certi casi si parla di caratteri equivalenti, ma si tratta generalmente di una scorciatoia giustificata solo dal contesto), che devono essere trattati come equivalenti per qualche motivo (di solito ai fini dell'ordinamento). Per esempio, le lettere «e», «è», «é» potrebbero essere trattate come equivalenti.
character class ---> classe di caratteri
Una classe di caratteri identifica un insieme dei caratteri attraverso un nome. Si distingue solitamente tra: lettere minuscole, lettere maiuscole, cifre numeriche, caratteri alfanumerici, ecc.
implementation ---> realizzazione - -> attuazione, adattamento
to implement ---> realizzare - -> attuare, adattare
keyword ---> parola chiave, parole chiave
retry ---> tentativi ripetuti
disclaimer ---> liberatoria
octet ---> ottetto
front-end - -> programma frontale *
La traduzione fatta in questo modo non è perfetta, perché manca la possibilità di tradurre in modo simile anche back-end. In certe situazioni, front-end viene usato in modo improprio anche in inglese; in quei casi, non ha senso la traduzione proposta qui.
flag ---> opzione (booleana), modalità (booleana), attributo (booleano), variabile (booleana), indicatore
Purtroppo si possono tradurre in questo modo solo alcune situazioni.
umask ---> maschera dei permessi *
La documentazione della shell Bash fa riferimento al comando umask
come a quello che imposta la «maschera di creazione dei file» per i processi elaborativi. Tuttavia, utilizzando questa definizione si perde di vista il compito preciso di questa maschera: quello di eliminare alcuni permessi in modo predefinito.
sticky (bit) ---> (bit) Sticky
In pratica, viene usato sempre con l'iniziale maiuscola in modo da abbinarlo facilmente agli altri «s-bit»: SUID, SGID e Sticky.
Quando sticky viene usato in altri contesti, si potrebbe tradurre come «adesivo».
mouse pointer, mouse cursor ---> puntatore del mouse
Questo sembra essere un modo elegante per specificare che non si tratta del cursore all'interno del testo.
offset ---> scostamento, scarto
L'idea viene dal lavoro di ATO (Amiga Translators' Organization).
file manager ---> gestore di file *.
Si tratta di programmi come Midnight Commander, XFM, e simili.
login ---> accesso, procedura di accesso *
logout ---> conclusione dell'accesso, conclusione della sessione di lavoro
Ridirezione
È una questione di gusto personale, dal momento che molti preferiscono «re-direzione». *3*
Emettere attraverso lo standard output, emettere attraverso lo standard error
Questa forma è quella usata nel documento. I motivi per cui è stata scelta sono tanti, ma non derivano da un'esperienza Unix. In generale, viene contestato che standard output e standard error sono file come gli altri, secondo la filosofia Unix, per cui su questi ci si «scrive».
Quelle che seguono sono annotazioni per un possibile uso futuro. Sono qui per non essere dimenticate.
password ---> parola di accesso.
passphrase ---> frase di accesso.
shadow password ---> ? (per ora solo password shadow)
maintainer ---> coordinatore, responsabile (dipende dal contesto).
La tabella E.6 elenca alcuni caratteri e simboli speciali, assieme alla denominazione usata in questo documento.
Simbolo | Denominazione |
| | barra verticale |
/ | barra obliqua (normale) |
\ | barra obliqua (inversa) |
' | apice singolo |
` | apice inverso |
" | doppio apice, virgolette, virgolette alte |
«, » | virgolette basse, virgolette uncinate |
& | e-commerciale |
~ | tilde |
@ | at, chiocciolina, chioccioletta -- meglio non usarlo |
# | cancelletto -- meglio non usarlo |
: | due punti (verticali) |
.. | due punti in orizzontale |
In particolare, i simboli elencati di seguito meritano maggiore attenzione.
@
In origine questo simbolo è nato proprio per abbreviare la parola «at» (inglese), nello stesso modo in cui &
sta per «et» (latino). Sembra ricorrente il nome «chiocciolina» in italiano, ma in generale non è il caso di nominarla in un testo scritto.
#
È difficile dare un nome in italiano (così come in inglese) a questo simbolo; probabilmente la denominazione più diffusa tra gli informatici è «cancelletto».
Dictionnaire panlatin de l'informatique
NetGlos - The Multilingual Glossary of Internet Terminology
Amiga Translators' Organization
Dizionario di Informatica
Silvano Gai, IPv6, McGraw-Hill, 1997
1.) Attualmente, si usa prevalentemente il termine nodo al posto di host nel testo normale, mentre nell'indicazione degli schemi sintattici, si lascia host.
2.) Il termine host, viene usato in particolare nella documentazione RFC riferita a IPv6 per indicare un nodo che non sia un router. Inoltre, sempre la terminologia riferita a IPv6 indica il nodo come qualunque dispositivo che utilizzi in pratica questo protocollo.
3.) Il termine «ridirezione» viene usato anche in IPv6 di Silvano Gai, McGraw Hill, 1997, alla sezione 6.4.3, anche se in questo caso si tratta di ridirezione dei pacchetti IPv6.